Thomas Mann si ispira al poema epico medioevale “Gregorius von Seine” di Hertmann von Aue per scrivere la sua ultima opera: L’eletto. Questo libro è un mito classico cristiano: l’autore intreccia mirabilmente elementi tragici (il mito di Edipo) con i miti norreni e la tradizione cristiana. La storia racconta la vita di Gregorio nato dall’unione incestuosa tra un fratello e una sorella di nobili origini, Sibilla e Wiligis. Dopo essersi rifugiata in un castello per partorire, Sibilla torna alla corte in cui diventa duchessa e, dopo poco tempo, riceve la notizia della morte di Wiligis, partito per le crociate. Come un novello Mosè, il neonato viene rinchiuso in una botte e gettato in un fiume, con una lettera anonima e due monete d’oro. Il bimbo viene miracolosamente ritrovato da un pescatore che lo adotta e lo battezza con il nome di Gregorio. Dopo esser stato istruito con successo nel Chiostro del paese, all’età di diciassette anni il ragazzo scopre di essere un trovatello e decide di diventare cavaliere e di trovare la sua famiglia di origine. L’abate gli consegna le monete d’oro e la lettera contenute nella botte, e lo fa partire. Gregorio arriva casualmente nella città governata da sua madre Sibilla, città assediata da tempo dal re di Borgogna. Il giovane cavaliere si offre di sfidare l’invincibile re a duello e, incredibilmente vince, liberando la città e la regina dal pericolo incombente. Sibilla chiede al giovane Gregorio di diventare suo marito e, una volta sposati, nascono due figlie. Un giorno Sibilla scopre inaspettatamente la lettera che lei stessa aveva messo nella botte. Gregorio torna a casa e la madre confessa tutto. Di fronte a questa situazione incestuosa, Gregorio decide di abbandonare la corte e di andare in giro per il mondo a fare penitenza. Anche Sibilla inizia il suo cammino di espiazione: rinuncia ad essere duchessa e va a vivere poveramente, dedicandosi unicamente ad opere di carità. Gregorio finisce invece incatenato su uno scoglio per diciassette lunghi anni. In quegli anni a Roma la sede papale è vacante: non si sa come procedere all’elezione di un nuovo papa, il mondo cristiano è in crisi. Un nobile cittadino, molto religioso, e il cardinale di Sant’Anastasia fanno stranamente lo stesso sogno: un Agnello li invita a cercare il nuovo papa che si chiama Gregorio e che vive da diciassette anni sopra uno scoglio. Dopo diverse settimane di viaggio arrivano, per caso, alla dimora del pescatore che, diciassette anni prima, aveva incatenato Gregorio allo scoglio, buttando in acqua la chiave della serratura. Mentre cucina un grosso pesce per i suoi nobili ospiti, l’uomo ritrova la chiave e, pentito per la sua crudeltà, porta i due sullo scoglio. Gregorio viene ritrovato ancora in vita e viene condotto a Roma dove è nominato Papa. Sibilla, nonostante la vita di penitenza, sente di non aver scontato tutti i suoi peccati e spera che il nuovo papa possa aiutarla a raggiungere l’agognato perdono. Sibilla riesce a farsi ricevere dal Papa e, durante il colloquio, madre e figlio si riconoscono. La storia termina con Sibilla in un convento di suore mentre Gregorio viene riconosciuto da tutti come un papa santo, capace di essere guida misericordiosa del suo popolo.
In quest’opera, Mann rielabora l’Edipo Re sofocleo in chiave cristiana, ponendo in relazione la colpa e l’espiazione, la speranza e la redenzione. Una redenzione che secondo Thomas Mann è figlia della misericordia divina che trasforma provvidenzialmente il male in bene. Attraverso la storia simbolica, Mann affronta il tema dell’elezione, per questo il suo libro non è una tragedia, una storia in cui i personaggi sono perdenti, sconfitti, uccisi. Non trionfa la morte ma la vita, non siamo di fronte ad un insuccesso ma al, contrario, al pieno successo di quella mano invisibile che ha guidato miracolosamente le azioni dei protagonisti. Sibilla e Gregorio riflettono il cammino di espiazione che da Adamo si è compiuto in Cristo. Essere ed esistere come immagine di Dio significa rendere visibile nella storia il progetto originario di elezione, rendere manifesto il rapporto con
Dio quale elemento costitutivo ed essenziale dell’esistenza. Sibilla e Gregorio, attraverso un cammino di misericordia fatto di grandi errori (l’incesto come peccato mortale) e di grandi penitenze (lo scoglio è simbolo della fossa penitenziale in cui bisogna rimanere) scoprono che l’uomo trova il vero senso e significato della vita solo in Dio.
Mann si è occupato a lungo del tema dell’elezione, in particolare nella sua opera monumentale Giuseppe e i suoi fratelli. La storia di Gregorio è molto simile alla storia del patriarca Giuseppe descritta nel Vecchio Testamento. Esistono, nella vicenda di Giuseppe, degli elementi comuni che suscitano una sorta di magnetismo sulla coscienza collettiva: il conflitto con i fratelli, il giovane che fa fortuna in un paese straniero, la seduttrice che fallisce nel suo progetto e si vendica, l’ingiusta incarcerazione, la caduta nel pozzo, i sogni e il loro significato, la redenzione e il perdono. Perché Giuseppe è così speciale? Giuseppe è eletto per la sua umanità: il suo destino esistenziale ricalca quello di ogni essere umano, chiamato a raggiungere un equilibrio tra Se stesso e l’Altro attraverso l’ingiustizia, il perdono, la vendetta, l’amore e la salvezza. Giuseppe non trionfa per i suoi meriti ma per l’elezione che lo ha portato ad essere giusto con se stesso e con i suoi fratelli. Giuseppe è giusto, casto, fedele: un amante innamorato pienamente dell’Amore. L’elezione non è fine a se stessa, è ricevuta sempre per uno scopo, per un adempiere ad una missione. L’elezione, inoltre, quando è compresa e accettata, induce ad orientare la propria esistenza, a lasciare vecchie abitudini, vizi, peccati. L’elezione trasforma anche l’uomo perduto: rende l’uomo più libero, pronto alla battaglia, al governo, alla preghiera. Forse alla morte. Morte di un eletto.