A un ragazzo si può dire tutto, assolutamente tutto, e spesso mi veniva da pensare quanto poco i grandi, perfino gli stessi genitori, conoscano i bambini. Non bisogna mai nascondere nulla ai bambini con il pretesto che sono piccoli e che è ancora presto perché sappiano certe cose. Che idea triste e infausta! Gli stessi bambini si rendono benissimo conto del fatto che i loro genitori li considerano ancora troppo piccoli per capire qualcosa, mentre loro capiscono tutto. I grandi non sanno che, perfino sulle questioni più difficili, un bambino è in grado di dare un consiglio assolutamente serio.
Fëdor Dostoevskij, L’idiota
Oggi non siamo più sinceri, abbiamo perduto la capacità di mostrare agli altri quello che siamo. Abbiamo creato un mondo artificiale in cui è più importante apparire che essere. Un problema antico che la società tecnologica riesce a perfezionare giorno dopo giorno. Siamo progrediti, siamo diventati esperti ma abbiamo perduto la sincerità. Il Principe Myskin di Dostoevskij oggi risulta essere ancora più idiota, in una società regredita nel mito del progresso, asservita a logiche consumistiche ed edonistiche. Uomini e donne furbi, arraffoni, incoerenti e bugiardi. Il principe è invece Un uomo assolutamente buono che perdona tutto e scusa tutti, idiota per se stesso e per il mondo, un malato, un mentecatto, un discendente dei folli di Dio, un anawim, un puro. Il Principe Myskin incarna l’assoluta bontà, l’assoluta bellezza morale e sembrerebbe perciò possedere tutti i requisiti atti a suscitare l’antipatia e l’irritazione del lettore. Un bambino ingenuo, merce rara nelle grandi città in cui si è grandi senza crescere. L’idiota appare sulla scena e ribalta le convenzioni sociali: la sua sola presenza è scandalosa ma è uno scandalo che genera stupore, genera filosofia. Oggi manca la filosofia.
È proprio del filosofo questo che tu provi, di esser pieno di meraviglia; né altro cominciamento ha il filosofare che questo
Platone, Teeteto
La mancanza di sincerità è il nostro male, la nostra punizione. Possibile che non riusciamo più a vivere con gli altri come noi stessi, mostrando i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre credenze ? Possibile che abbiamo assimilato uno stile di vita così artefatto, esteticamente adattato alla mentalità e al gusto comune ma radicalmente distante da quello che proviamo, pensiamo, vogliamo essere?
Anticamente il termine sincero richiamava la purezza: sine cero, senza cera. Uno scultore utilizzava la cera per ricoprire in modo artificiale un materiale rovinato o imperfetto. Se una statua non era stata ritoccata con la cera, allora l’opera era pura, non aveva ricevuto ulteriori manipolazioni. La sincerità non indica un atteggiamento ma un modo di essere che implica un cambiamento di stato. Se iniziamo a mentire la menzogna ricoprirà piano piano la nostra vita, in particolare quelle imperfezioni che tanto non ci piace mostrare ma che in realtà sono i tratti distintivi da portare sinceramente in giro.
Lo aveva compreso molto bene il re Davide quando si presentava a Dio con cuore sincero. La sincerità è infatti presenza, svelamento, attenzione. Il re Davide era un adultero, un assassino, un re superbo eppure era sempre pronto a mostrarsi per quello che era: un uomo secondo il cuore di Dio.
Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell’intimo m’insegni la sapienza.
Salmo 50