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L’ora del florilègio

La parola è stanca, arranca dietro a discorsi sempre più uguali e ripetitivi: tamponi, vaccini, mascherine, lockdown, covidioti, novax. Il covid domina il linguaggio, perciò domina il nostro modo di pensare e la stessa realtà: così affermerebbe Parmenide a partire dalla sua ontologia. La parola è fondamentale perché esprime l’amore, senza amore la nostra vita perde di significato. Un neonato che non ascolta la parola della madre fatica ad entrare in relazione con il mondo. Ogni uomo entra in relazione con la realtà attraverso la parola. Quando ci troviamo in un paese straniero e non comprendiamo la lingua e non riusciamo a comunicare attraverso la parola, siamo spaesati, fuori da quel mondo. Con la parola possiamo amare e odiare, costruire e distruggere. I nostri problemi più profondi sono legati all’uso delle parole.

La parola giusta è sempre quella che dice amore e che ha in sé il potere di abbattere le muraglie cinesi. Ogni sventura umana sulla terra dipende allora dal fatto che gli uomini sono di rado in grado di pronunciare la parola giusta. Se ne fossero capaci, si risparmierebbero la disgrazia e la pena delle guerre. Non esiste sofferenza umana che non potrebbe essere evitata grazie alla parola giusta, e non esiste nelle varie disgrazie di questa vita alcuna consolazione autentica, se non quella che viene dalla parola giusta. La parola detta senza amore è già un abuso umano del dono divino della parola. In tale abuso la parola contraddice il proprio senso autentico e si estingue spiritualmente. Va perduta nella temporalità. La parola che dice l’amore è eterna.

Ferdinand Ebner, La parola e le realtà spirituali. Frammenti pneumatologici

Siamo chiamati a scegliere le parole giuste: le parole non sono nostre, non abbiamo la capacità di associarle agli oggetti. Le parole ci precedono e ci sorpassano. Possiamo selezionare la giusta parola per offrire al mondo il tesoro che portiamo dentro. Il florilègio (composto del latino flos «fiore» e di legĕre “cogliere”) è un’antologia, la scelta di opere di uno o più scrittori. Oggi possiamo abbellire la nostra conversazione con il nostro florilègio personale. Dietro ad ogni emozione e sentimento, dietro ad ogni esperienza, dietro ad ogni ragionamento c’è un fiore sorto dall’incontro, sorto dalla possibilità di stare al mondo. Siamo creatori di bellezza nella misura in cui portiamo alla luce la bellezza che è in noi. Occorre oltrepassare lo svilimento della comunicazione, che soprattutto nel nostro tempo si riduce in una logica del consenso all’idea, all’illusione, al sogno.

Dio nella Bibbia crea con la parola: Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Non c’è un momento intermedio: la parola pronunciata chiama all’esistenza immediatamente ciò di cui si parla. Se la nostra vita appare vuota, insignificante, rabbiosa, spenta ripartiamo dalla parola. Se incontriamo una persona triste proviamo ad usare una buona parola, proviamo a dirci le cose che sono davvero importanti, quelle che abbiamo dimenticato di dirci o che non abbiamo mai potuto dire. Questa è l’ora del florilègio.

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