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Zeitgeist

Nell’Ottocento venne coniato un termine, in lingua tedesca, per indicare la tendenza culturale predominante in una determinata epoca: Zeitgeist, lo spirito del tempo. Dentro lo Zeitgeist il mondo esprime ed è contemporaneamente espressione di un clima culturale che contraddistingue la cultura e lo spirito di un’epoca. Hegel descrive lo spirito del tempo come la storicizzazione dell’Assoluto. Il processo della manifestazione di ciò che è alla base della realtà, lo spirito di Hegel, non è sempre uguale ma muta a seconda del tempo. Se nell’antichità il divenire dello spirito era ancora al livello dell’immediatezza, nei tempi moderni lo spirito ha riflettuto su se stesso raggiungendo la piena razionalità. Questo processo si manifesta attraverso lo Zeitgeist.

Alcuni critici di Hegel sostengono che il cammino dell’Assoluto corrisponde al Dio cristiano, che si storicizza in Cristo per poi tornare in sé come Spirito Santo. Soprattutto nel giovane Hegel si trovano numerosi rimandi alla conoscenza delle Sacre Scritture e alle relative interpretazioni triadiche. Ogni tempo è caratterizzato da un suo modo di essere particolare. Come è possibile riconoscere lo spirito del tempo? Nel Vangelo di Matteo Gesù chiede:

Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?

Dio invita l’uomo a guardare alla storia con gli occhi della fede affinché si riconoscano i mille segni di speranza seminati nel campo della Chiesa e dell’umanità. I segni di Dio tuttavia, non ci obbligano a credere: solo l’esperienza libera della fede saprà riconoscerli come un messaggio profondo del Creatore e Salvatore del mondo. Senza Dio la storia attuale può apparire solamente un’epoca della tecnica e della decadenza della vita. In questa concezione, denominata Kulturpessimismus, è evidente l’insoddisfazione per la visione positivista della cultura. Questa fissità storica è spesso rotta degli uomini di genio, da coloro che, pur vivendo fino in fondo l’esperienza della loro epoca, sono capaci di andare oltre e di non farsi condizionare: sono creativi e nella loro attività la corrente della vita fa registrare i suoi più significativi progressi.

Bauman descrive come nella modernità liquida il genio moderno, chiamato intellettuale legislatore, abbia lasciato posto all’intellettuale interprete. Si è passati da un uomo al di sopra degli interessi personali e che è in grado di “fare affermazioni autorevoli o arbitrare controversie di opinioni” con pareri all’occorrenza vincolanti ad un uomo interprete che ha l’unico compito di mettere in comunicazione tra di loro tradizioni diverse rendendole reciprocamente comprensibili. Se l’intellettuale legislatore vive lo spirito del tempo anticipando la sua fine, l’intellettuale interprete è un modesto compilatore, un ingranaggio della grande macchina del conformismo.

Il genere distopico ha negli ultimi anni moltiplicato il suo bacino di appassionati: se non possiamo parlare liberamente del presente, proviamo a denunciare le ingiustizie di un “improbabile” futuro. Se nell’antichità si ricorreva al mito per spiegare o per giustificare il potere esistente, nella postmodernità si utilizzano i romanzi distopici o film sci-fi per spiegare o per accusare il potere.  George Orwell, nel suo romanzo 1984, riesce a fondere le angosce legate ai totalitarismi passati con il futuristico controllo tecnologico della società. L’utopia negativa di 1984 immagina il mondo diviso in tre macro-nazioni che si contendono, in quella che viene chiamata “la Terza Guerra Mondiale”, una quarta fascia territoriale. Questi super-stati sono l’Oceania, che è composta da Nord e Sud America e gran parte del Commonwealth, l’Eurasia, che è composta da Europa e Russia e l’Estasia, che è composta dai territori del Giappone, della Cina e del Tibet, dell’India settentrionale. Il territorio restante va dall’Africa centro-settentrionale al Medio Oriente fino al sud-est asiatico. La storia si svolge a Londra, capitale dell’Oceania, dove un regime di stampo socialista fondato sugli ideali del Socing (che è l’acronimo di Socialismo Inglese) vede a capo il Grande Fratello, una figura carismatica che nessuno ha mai visto, immaginato dalle masse con le fisionomie di Stalin e Hitler. La vita degli abitanti dell’Oceania è costantemente spiata dai teleschermi, telecamere presenti in ogni abitazione e in ogni punto sensibile delle città. Il partito diffonde così la sua propaganda e controlla i suoi cittadini, effettuando un dominio totale sulle loro vite. Il potere è suddiviso in diverse istituzioni: il Ministero dell’Amore (o Miniluv), che si occupa della sicurezza interna attraverso la sua polizia politica (detta “psicopolizia”); il Ministero della Pace (Minipax), che si occupa della guerra, il Ministero dell’Abbondanza (Miniplenty), che si occupa delle questioni economiche, e il Ministero della Verità (Minitrue). Le posizioni del governo sono sostenute dal Ministero della Verità che con i suoi funzionari manipola le informazioni e pratica un costante revisionismo storico per modificare libri, notizie e giornali del passato. La lingua è stata modificata nel Newspeak (o Neolingua) per evitare ogni forma di libero pensiero; un nuovo vocabolario esclude tutte le parole e i pensieri non in linea con le direttive del Partito. Tutto ciò che viene censurato viene classificato e successivamente punito come “psicoreato”.

Il protagonista di 1984 è Winston, un modesto intellettuale che nutre sentimenti di avversione nei confronti del Socing. L’incontro casuale con una donna, la sua ribellione al sistema e la successiva cattura servono a rendere la descrizione del mondo distopico di Orwell ancora più angosciante. Nello spirito del tempo, Winston incarna il grido di libertà di chi vuole assumere una prospettiva diversa. Il libro dovrebbe funzionare come una sorta di antidoto, come una chiamata alla lotta per tutti i lettori che non si vogliono rassegnare all’approssimarsi della fine dell’umanità libera. Orwell denuncia in particolare l’asservimento degli intellettuali, costretti dal Ministero della verità a manipolare continuamente le informazioni. Winston, come tutti i venduti al sistema, prova piacere esclusivamente nel lavoro che svolge, nella falsificazione delle notizie, perché in fondo il partito gli consente di essere creativo unicamente in questa operazione. La ribellione di Winston al sistema è la denuncia del male che opprime la società, un male che non può essere sconfitto con le armi tradizionali, soprattutto quando il potere mantiene il controllo delle persone attraverso la manipolazione del linguaggio. Winston viene, alla fine del romanzo, riprogrammato e si deve accontentare di passare i suoi giorni a discutere in una sottocommissione dove inserire le virgole negli articoli del giornale del partito… Lo spirito del tempo sembra trascorrere ineluttabile verso la sua realizzazione e completa consumazione.

Nell’antico testamento Elia rappresenta il profeta del Dio vivente. Il suo nome stesso significa: “Jhwh è Dio” e indica il vero programma della sua vita. Elia al tempo del re Acab era rimasto l’unico profeta fedele al Signore. Per sfidare l’idolatria dilagante ordina al re di convocare sul Carmelo il popolo d’Israele e la comunità dei 450 profeti di Baal, sostenuti dalla regina Gezabele, figlia di un sacerdote di Astarte. Vengono così a confronto due visioni religiose: quella del Dio vivente e quella di Baal di Tiro. Avviene uno scontro epico. Elia, che si proclama l’unico profeta rimasto fedele a Dio, lancia la sfida, rimproverando il popolo per la sua incoerenza: si tratta di decidere chi è Dio. Se lo è il Signore, Baal non solo è sconfitto, ma neppure esiste. Nelle parole di Elia ai profeti di Baal e nei suoi gesti di sfida, appare chiaro come Dio è il signore della storia e non soggiace allo spirito del tempo. I profeti di Baal gridano e danzano, arrivano a tagliarsi e a delirare, invocando il loro dio. La loro supplica rimane inascoltata. Come si legge nel Primo Libro dei Re, Elia, dopo averli espressamente derisi

prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei discendenti di Giacobbe. Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto… dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: Riempite quattro brocche d’acqua e versatele sull’olocausto e sulle pietre”. Lo fece fare per tre volte. La risposta di Dio alla richiesta di Elia è quanto mai chiara: “Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. A tale vista tutti, prostrandosi a terra dissero: Il Signore è Dio, il Signore è Dio!

Immediatamente Elia ordina alla folla di afferrare i profeti di Baal e di ucciderli. L’idolatria è vinta, il popolo ha riconosciuto il suo Signore.

Lo spirito del tempo circonda anche i cristiani che sono da sempre immersi in un tempo non ancora completamente redento, la città di Dio non si è ancora storicamente realizzata. Vivono nel mondo ma non sono del mondo, per questo sono perseguitati. Si apre così il problematico rapporto tra il tempo e la storia, tra il tempo e l’eternità.  Ma Dio è entrato nel tempo con Gesù Cristo, il suo spirito continua a invadere le azioni degli uomini con la sua semplice presenza. Il Vangelo di Matteo si chiude con Gesù che afferma

Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo

Il cristiano non ha paura dello spirito del tempo, perché in Cristo ha visto la sua debolezza e la sua salvezza. Ha visto la vittoria e ha compreso che il nemico non vincerà.

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