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Meraviglia

È a causa della meraviglia che gli uomini, sia ora sia un tempo, iniziarono a far filosofia, all’inizio meravigliandosi delle cose strane sotto mano, poi procedendo così un po’ alla volta e ponendosi domande anche su cose più grandi: per esempio sui fenomeni della luna e del sole e degli astri e sulla nascita dell’universo. Ma colui che si pone domande e si meraviglia ritiene di ignorare (per questo anche l’amante dei miti è in un certo senso filosofo, perché il mito è composto di cose meravigliose). Dunque se davvero coltivarono la filosofia per fuggire l’ignoranza, è evidente che perseguirono la scienza per il conoscere stesso e non per una qualche utilità. Ciò è testimoniato dai fatti accaduti: infatti quando quasi tutte le cose necessarie erano presenti, e anche quelle per la comodità e il benessere, allora cominciarono a cercare tale saggezza. È evidente dunque che non la cerchiamo per nessun’altra utilità: ma come l’uomo libero — affermiamo — è fine a sé stesso e non è di un altro, così anch’essa è l’unica libera delle scienze: infatti solo essa è fine a sé stessa. Aristotele, Metafisica

La filosofia come inutile contemplazione: non è utile o funzionale. La filosofia è l’attività dell’uomo libero. Per questo è fortemente antimoderna, sparita dall’orizzonte della conoscenza, relegata in un museo senza visitatori, messa all’ospizio nell’attesa della sua definitiva dipartita. Non è stata cancellata definitivamente ma in quella misura necessaria per farla sopravvivere nelle tasche degli editori e nell’immaginario sentimentale dei rivoluzionari. Anche Cartesio definisce la meraviglia come passione primaria, senza contrapposizione, la meraviglia è

una sorpresa improvvisa dell’anima, per cui essa si volge a considerare con attenzione quegli oggetti che le sembrano rari ed eccezionali Cartesio, Passioni dell’anima

La parola greca associata alla meraviglia è thauma. Ma thauma indica anche l´orrore provato dinanzi a uno spettacolo angosciante. Platone dice che “la meraviglia è figlia di Iride e del Gigante thaumante”. La filosofia proviene dalla paura: la ricerca dell’origine del cosmo è preceduta dalla paura di trovarsi di fronte all’ignoto, al totalmente altro. In un certo senso la meraviglia genera la paura e la paura genera la meraviglia. Quando i cristiani vedono San Paolo tra loro sono giustamente presi dalla meraviglia e anche dalla paura, la sua fama lo precede

Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere». E glorificavano Dio a causa mia. Galati 1

La meraviglia è anche collegata con lo sguardo, con la capacità di vedere. L’etimologia latina della meraviglia è strettamente collegata con mirabilia, guardare con stupore. La vista è il senso più malato. Nel mondo postmoderno abbiamo gli occhi malati, sono incapaci di osservare la realtà, abbiamo una visione superficiale. Per vedere occorre anche la luce. Abbiamo spento le fonti di illuminazione. Ci manca il sole e ci manca il fuoco. Nel mito della caverna, il prigioniero si libera dalle sua catene e sale avendo il supporto della luce del fuoco e poi del sole, sole che rivela la bellezza del mondo, la bellezza del mondo metafisico che è oggettivamente oltre la caverna. In virtù della scoperta della libertà, il prigioniero decide di percorrere al contrario il suo esodo: ritorna nell’oscurità per cercare di liberare i suoi compagni, di portarli fuori, alla luce. Ma si compie un grande mistero: nessuno può essere liberato senza il suo consenso. Addirittura, dice Platone, il prigioniero liberato che volesse aiutare i suoi compagni potrebbe finire ucciso per mano degli stessi prigionieri. Come afferma il Piccolo Principe, i grandi vedono solamente un cappello e non possono riconoscere il serpente che divora l’elefante. L’ingenuità di chi vuole condividere la meraviglia è davvero meravigliosa.

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