Siamo immersi in un grande gioco delle parti, in cui ognuno gioca la sua parte. L’illusione è un inganno del pensiero, una frivola vacanza dalla realtà. Ci assentiamo dalle nostre fatiche, dai fallimenti, dalle responsabilità, per soggiornare nel grande ostello del possibile. Fuggiamo dal mondo reale per rifugiarci in un consolatorio aldiquà. Spesso ci manteniamo a distanza di sicurezza dalla profondità, dalla riflessione, dalla conoscenza interiore. Preferiamo il gioco. Il termine illudere, da cui illusione, deriva dal latino in–ludere cioè far entrare in gioco: dal gioco al prendersi gioco il passo è però breve. Ci abbandoniamo alle illusioni quando la nostra realtà è inaccettabile, dunque sacrificabile. Cadiamo nelle illusioni quando accettiamo che gli altri si prendano gioco di noi. Una ragazza si illude di essere amata, quindi presa in giro, per non rimettere in discussione il suo rapporto con il fidanzato, forse la stessa visione della vita e dell’amore. L’illuso non è semplicemente un credulone, un ingenuo: l’illuso pecca di ostinazione, persiste nel guardare in un’unica direzione.
Nelle Metamorfosi di Ovidio, si legge la storia di Narciso.
Un giorno Liriope, la madre di Narciso, si rivolse a Tiresia, il celebre indovino, per avere una profezia sulla durata della vita di suo figlio. L’indovino le rispose che il figlio sarebbe stato in vita a lungo se fosse riuscito “a non conoscersi“. Narciso modello simmetrico di Socrate: la conoscenza di se stessi come condizione della propria morte.
Narciso era un giovane bellissimo e tutte le fanciulle si innamoravano di lui: tuttavia egli passava le giornate in solitudine, cacciando, lontano dagli altri esseri umani. Tra le sue spasimanti c’era la ninfa Eco, costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto, come punizione per aver usato la sua eloquenza in modo ingannevole. Un giorno la ninfa fu respinta da Narciso, allora la dea Nemesi, ascoltando il lamento di Eco, decise di punire Narciso. Il giovane fu condannato ad innamorarsi della propria immagine riflessa nell’acqua e, per la sofferenza di non riuscire a toccare né ad abbracciare l’immagine, si lasciò morire. Al suo posto si trovò un fiore a cui fu dato il nome di narciso.
Narciso rimane in vita finché non scopre il suo riflesso nell’acqua. La riflessione non è altro che il riconoscimento della propria identità, la risposta alla domanda chi sono io? Narciso prima di vedersi non aveva nulla da temere dalla sua immagine: la scoperta del suo volto lo spinge alla morte. Lontano dai suoi giochi, nella sua tranquilla solitudine, nel suo nascondimento, Narciso è vivo ma rinchiuso nella sua solitudine. La sua illusione è ignorare, un vivere leggero sopra le cose, non poter toccare. Il mondo delle illusioni è un mondo incorporeo, disincantato. Le braccia di Narciso sono protese alla disperata ricerca di senso e di vita:
“Immerge le braccia nell’acqua per mille volte, e gli pare di stringerle al collo dell’altro, che è lui, ma non giunge a toccarsi”. Così “contempla il bellissimo inganno, ma senza appagarsi lo sguardo: per gli occhi gli passa la morte” Ovidio, Metamorfosi
E si , carissimo Alessandro, l’illusione oggi è realmente trasversale , metacognitiva oserei dire. Decade dal momento che si inizia a prendere coscienza di chi siamo realmente. A volte il ben pensiero è una specie di surrogato che tiene in vita un morto. Allora dovremmo tutti specchiarci… l’altro potrebbe essere il nostro velo d’acqua nel cui specchiarsi ma …troppa fatica. Allora un bel paramondo fatto di tutto bene! Siamo bravi! Ce la faremo ! Distogliendo lo sguardo da quell’unica cosa capace di farci crescere e cambiare… grazie!