Ogni settembre è un po’ la stessa storia. La campanella che suona, l’odore di carta e le matite nuove, l’aria che cambia. Ma se ti dico che non è un semplice ritorno, bensì un vero e proprio varo? Un inizio che ha in sé qualcosa di incredibilmente fragile e al tempo stesso potentissimo.

Per me, che mi perdo spesso nel multiverso della filosofia, questo momento si trasforma in un’occasione per guardare oltre le solite schede e gli orari. Per farlo, mi sono venute in mente tre immagini, tre archetipi, che possono aiutarci a capire cosa ci aspetta.


La nave di Argo: un equipaggio in partenza

Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele.”

Platone, Repubblica

Dimentica l’eroe solitario stile Achille o Odisseo. Qui il vero protagonista è un gruppo, un’intera ciurma. Gli Argonauti non si sono trovati una nave pronta, l’hanno costruita con le loro mani, pezzo dopo pezzo, e l’hanno messa in mare insieme. Questo, per me, è il cuore di ogni classe.

Non siamo singoli individui che si ritrovano in un’aula, ma un vero e proprio equipaggio in formazione. Ognuno ha il suo talento, il suo ruolo, la sua fragilità. E tutti sono necessari. L’anno scolastico non è una semplice replica di quello passato, ma un varo nuovo, un’avventura su un mare che non conosciamo. E l’unica bussola che conta è la fiducia reciproca e la capacità di remare insieme, anche quando il mare è agitato.


Il seme sotto la terra: la pazienza del contadino

Essere artista significa non calcolare e non contare: maturare come l’albero, che non forza la sua linfa e resiste fiducioso alle tempeste di primavera.

Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta

All’inizio, tutto sembra immobile, a volte quasi noioso. Ma è proprio lì, in quel silenzio apparente, che sta accadendo la magia più grande. L’anno scolastico è come un seme, piccolo e nascosto. Lo pianti oggi nella terra dell’oggi e non vedi nulla.

Eppure, dentro quel piccolo guscio fragile e silenzioso, si nasconde la forza di un albero intero. Il compito di chi educa, e di chi impara, è avere pazienza e una fiducia incrollabile. Non si può misurare la crescita giorno per giorno, con un voto o un test. La vera crescita si vede nella fedeltà a un’attesa, nella capacità di prendersi cura di quel seme, sapendo che un giorno germoglierà e mostrerà la sua forza.


Il Piccolo Principe e la pecora nella scatola

“L’essenziale è invisibile agli occhi.

Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe

Qualcuno potrebbe pensare che sia un semplice capriccio infantile, ma il gesto del Piccolo Principe che chiede al pilota di disegnare una pecora e poi la accetta “invisibile” dentro una scatola, è un atto di fiducia pura nell’immaginazione.

L’inizio della scuola è così. Non è fatto per darci risposte già pronte e confezionate, ma per aprire porte e possibilità. La pecora nella scatola ci insegna che il vero scopo dell’educazione non è riempire di nozioni, ma custodire un mistero. Significa offrire ai ragazzi uno spazio in cui ciò che non si vede possa finalmente germogliare e diventare qualcosa di nuovo: un’idea, una parola, un mondo intero.


Viaggio, crescita, mistero. Sono questi i tre fili invisibili che legano queste storie. L’inizio dell’anno non ci chiede di avere già tutte le certezze, ma ci chiede una cosa molto più profonda e coraggiosa: fiducia. Fiducia nel mare che ci accoglie, nella terra che ci nutre e nei sogni che ancora non vediamo.