Siamo sulla soglia di un nuovo anno, un inizio e una fine. Il nostro tempo è sempre un tempo che supera l’attimo precedente. Il progresso accumuna diverse concezioni: per il Cristianesimo c’è l’escatologia, per il positivismo l’avanzamento della scienza, per il comunismo l’avvento di una società ideale. In altri termini la concezione lineare del tempo influisce sulla direzione degli eventi. Basandoci sull’immagine della freccia scoccata, osserviamo una traiettoria definita che conduce ad un bersaglio, un senso, un fine. Nella prospettiva occidentale è molto difficile riflettere sul significato del tempo senza una rivelazione, una conoscenza che possa dare ragione dell’intera traiettoria. Altrimenti il progresso divora la storia, in una sorta di perdurante e artificioso ottimismo. Da qui scaturisce la secolarizzazione che incorpora l’esigenza di superare le stantie regole del passato considerate troppo rigide e fanatiche. Rifiuto delle tradizioni e accettazione del paradigma della modernità. In altre parole lo svuotamento spirituale della concezione lineare del tempo implica la decadenza della nostra civiltà.
Secondo l’interpretazione induista, invece, il tempo mostra una ciclicità che prevede periodiche rigenerazioni attraverso le distruzioni dell’umanità ma anche un’idea di vita che mette al centro le proprie azioni e dunque il karma. Il pessimismo orientale e in parte ellenico (anche Platone scriveva di un’antica età dell’oro primordiale) non deve essere considerato il lasciapassare per la rassegnazione. Al contrario è insito un processo personale di elevazione spirituale, particolarmente significativo in presenza di una condizione di generale abiezione e malvagità. Secondo la concezione induista, adesso vivremmo nel ciclo del kali yuga, l’età del ferro, un’epoca di maggior caduta e sovvertimento dell’ordine tradizionale delle cose, una discesa nella materialità, distacco dalla spiritualità originaria dell’età aurea. Nella nostra epoca storica si assisterebbe ad un costante abbassamento delle qualità umane. Come sostiene Guénon, il più importante esperto di gnosticismo del secolo scorso
Il Cammino dell’umanità attuale assomiglia in realtà al percorso d’un corpo in movimento lanciato in una discesa, e che accelera sempre più quanto più si avvicina al basso.
Se riflettiamo su come viviamo quotidianamente si avverte, oggi molto più di settant’anni fa, un’accelerazione degli eventi, delle mode, dei gusti e della storia in generale. I giorni, i mesi, le stagioni sono sempre le stesse da centinaia d’anni. Eppure la rapidità dei processi è inesorabile. Le mode, gli stili, i movimenti artistici non riescono più a durare. Stiamo assistendo ad una contrazione della vita in tutte le sue sfaccettature: nella frenesia esistenziale, lavorativa e persino di pensiero, laddove il vecchio concetto di lenta conoscenza e acquisizione di qualità viene trasformato oggi in performance. L’accelerazione come fattore correlato al kali yuga trascina con sé tutta una serie di elementi che evidenziano il venir meno della qualità.
La qualità ha un ritmo antimoderno: richiede un impegno, una conoscenza e uno sviluppo interiore fondamentale. La quantità rappresenta l’esatto contrario e oggi appare come il fattore culturalmente più presente nella nostra società, attraverso il principio della velocità. La società dei consumi funziona seguendo meccanismi quantitativi, meccanismi numerici. Anche nel campo scolastico si predilige un sapere nozionistico che aumenta le materie e i programmi a scapito della qualità propria della conoscenza. Il futuro cittadino ideale deve adeguarsi al conformismo e all’uniformità che la nostra società deve imporre per mantenere in vita la sua struttura produttiva. Ma non siamo di fronte ad una semplice crisi socio economica. Siamo di fronte ad una profonda crisi della religione.
Guénon afferma che il termine religione dovrebbe essere meglio sostituito con “religiosità”, cioè un vago sentimentalismo senza qualità. La prospettiva del sentimentalismo è una delle prerogative dell’avanzamento nel kali yuga che determina una facile emotività che fa perdere di vista il giusto equilibrio. Siamo di fronte anche ad una “spiritualizzazione” religiosa, ossia una religione svuotata dai contenuti ritualistici e sacrali e tenuta in piedi quasi come una “scatola vuota”, dove tutto diventa una mera formalità. Le “scatole vuote” spirituali dei sacramenti non sono forse ridotti ad eventi mondani privi di interesse e attenzione, se non per il piacere d’aver celebrato il rito in una bella chiesa? Una bella celebrazione che illude l’uomo di possedere ancora una spiritualità, non tradizionale ma pur sempre una spiritualità.
Cosa augurarsi per l’anno nuovo? Sarebbe importante regolare il tempo che ci è concesso, imparare a rallentare, a vivere in modo qualitativo le nostre relazioni, il nostro modo di pensare e di agire. Per noi stessi e per gli altri. Sarà difficile? La maggior parte delle persone non troverà nessuna differenza con l’anno passato. Un cristiano vive invece il tempo redento, ha un senso rivelato, che trascende il destino apocalittico delle ere cicliche. Anche nel kali yuga, soprattutto nel kali yuga.