Corrente

Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
Salmo 1

Lo stoicismo è un’antica scuola filosofica portatrice di saggezza e presente anche nella nostra tradizione: il concetto cristiano di Provvidenza, per esempio, è stato rielaborato a partire dalla visione stoica della natura. Uno degli aspetti caratteristici dello stoicismo è la nozione di indifferenza come capacità di valutare correttamente la realtà e prendere la dovuta distanza da ciò che può turbare l’anima. Immersi nelle correnti impetuose della vita, spinti da passioni che non sempre riusciamo a governare. Molte volte siamo invece succubi, sballottati dalle onde come tronchi inanimati. Crisippo regala un’immagine del saggio, antitetica ad un certo modo contemporaneo di raffigurare il sapiente: non semplice custode del pensiero debole ma vigile tesoriere delle sue esperienze.

Ed il saggio servendosi nelle cose da lui fatte nell’esperienza della vita, fa tutto bene, come prudentemente, moderatamente e secondo le altre virtù; lo stolto al contrario malamente. E il saggio è grande, grosso, alto, forte. Grande in quanto può conseguire le cose che sceglie e si propone; grosso in quanto è ingrandito in ogni sua parte; alto in quanto partecipa di quell’altezza che tocca ad un uomo egregio e saggio; forte in quanto è fornito della forza che gli spetta, essendo invitto e invincibile. Perciò anche non è costretto da alcuno né costringe alcuno, né è impedito né impedisce, non subisce da alcuno violenza né ne arreca da alcuno egli stesso, non cade nei mali né vi fa cadere altri, non è ingannato né inganna altri, non mente, né è all’oscuro di niente, né gli sfugge qualcosa, né assolutamente ammette la menzogna; è al massimo grado felice, fortunato, beato, ricco, pio, caro al dio, degno di onore, ed inoltre regale, duce esperto, uomo politico, abile amministratore, uomo di affari. Crisippo, Frammenti morali

La felicità consiste nel non lasciarsi trascinare dalle proprie passioni e nel non lasciarsi condizionare dagli avvenimenti esterni, realizzando un autentico possesso di se stessi e del mondo. Il saggio cresce e si rafforza attraverso la conoscenza e l’esperienza meditata, diventa realmente libero di non farsi spostare e travolgere. La “corsa” del mondo spesso è travolgente: impegni, scadenze, obiettivi, risultati. L’uomo occidentale ha una concezione frenetica del tempo e, parimenti, nutre l’intima convinzione che lo spazio del benessere si valorizzi attraverso la velocità. Fare più cose contemporaneamente: multitasking. Nel tentativo di occuparci delle cose finiamo per essere costantemente impegnati. La stessa vacanza diventa spesso una frenetica corsa a fare tante cose. Il mondo moderno ci ha educato ad assecondare la corrente che in realtà aumenta il suo valore cinetico grazie alla nostra insana volontà: per quanto detestiamo certi ragionamenti, certe condotte di vita, finiamo per aumentare il flusso della corrente che spesso travolge anche i nostri affetti. E la nostra stessa esistenza.

Ci sono grandi correnti che poi travolgono interi popoli e che segnano la storia dell’umanità. Viktor Frankl è stato il padre della logoterapia ed uno dei più importanti pensatori del ventesimo secolo. Viktor Frankl viveva in Austria quando nel 1942, all’età di 37 anni, fu deportato nei campi di concentramento insieme alla moglie e a tutta la famiglia. Alla fine della guerra sopravvisse soltanto lui e sua sorella. Frankl era uno psichiatra e la sua testimonianza professionale, diretta e sapiente, rappresenta uno strumento unico di comprensione e rielaborazione della shoah. Durante gli anni di prigionia, Frankl osservò che i prigionieri che riuscivano a sopravvivere erano coloro che avevano uno scopo da realizzare fuori da quell’inferno. La paura, la disperazione, la rabbia, la resa dei prigionieri erano regolati fondamentalmente dal piccolo motivo che permetteva di vivere. Non moriva solamente chi veniva colpito dalla violenza nazista ma anche chi perdeva il senso della vita. Frankl aveva osservato che le persone maggiormente resistenti alla prova del campo di concentramento, erano quelle che possedevano un motivo per rimanere in vita: il violinista che suonava la sua musica, il rabbino che officiava le preghiere, la madre che desiderava rivedere i suoi figli. In altre parole ciò che costituiva una diga di fronte alle grandi acque della distruzione. Un piccolo pensiero, una speranza, un lumicino, permetteva ancora di essere umani in mezzo alle truppe di orchi urlanti. Frankl aveva infatti compreso che si veniva sconfitti quando il male riusciva a togliere non solamente il nome, la dignità, la speranza ma quando il male si impadroniva dell’ultimo baluardo di libertà: libertà come pretesa metafisica dell’uomo di oltrepassare le colonne d’ercole dell’indigenza, trascendersi in direzione di una comprensione. E di essere liberi anche solo per pochi attimi.

Tutto può essere tolto ad un uomo ad eccezione di una cosa: l’ultima delle libertà umane – poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni determinata situazione, anche se solo per pochi secondi. V. Frankl

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