La coscienza

In un piccolo paese alle pendici della montagna, viveva un uomo con la sua famiglia. La sua casa era semplice: una bella villetta a due piani con mattoni di pietra in vista. Aveva anche un piccolo giardino con una pianta di fichi rigogliosa. L’uomo era felice perché amava sua moglie, suo figlio e si prendeva cura della casa. Un giorno un uomo di un altro paese venne ad occupare la casa affianco. Si presentò una mattina così:

“Buongiorno, sono il tuo vicino. Volevo farti i complimenti per la bella casa che hai e per lo splendido giardino”.

“Grazie” rispose compiaciuto l’uomo. “Non è facile estirpare l’erbacce dal suolo. Mi richiede fatica e pazienza. Ma in Primavera raccolgo i frutti del lavoro”.

“Vero. Ma manca ancora del tempo alla fioritura. Permettimi di aiutarti. Sono esperto di piante selvatiche” disse il vicino.

“Ti ringrazio ma non vorrei approfittare della tua gentilezza” aggiunse l’uomo.

“Se non ci aiutiamo tra di noi…mettiti comodo mentre io finisco il lavoro”.

Il vicino iniziò allora a prendere gli attrezzi, si mise la tuta da lavoro del padrone di casa e iniziò a lavorare mentre l’uomo sedeva a bere una birra fresca.

Un altro giorno l’uomo tornò dal lavoro e vide fuori dalla finestra la scala aperta nel centro della sala, aprì la porta e vide il suo vicino arrampicato.

“Buongiorno caro vicino. Tua moglie si lamentava che non funzionava la luce e, con il suo permesso, sono entrato a sistemare la lampada. Spero non ti dispiaccia”.

“Affatto ti ringrazio, sei molto gentile. Purtroppo ultimamente la luce viene e va. Vuoi fermarti a cena con noi?” disse l’uomo indicando la tavola.

“No, non ti preoccupare. La famiglia deve stare insieme. Per oggi può bastare”.

Una domenica mattina l’uomo si alzò più tardi del solito. Come entrò in cucina vide suo figlio e il vicino che stavano ripassando le tabelline.

“Quattro per quattro…sedici. Buongiorno vicino stiamo ripassando la tabellina del quattro. Tuo figlio è molto intelligente diventerà sicuramente uno scienziato!” esclamò il vicino carezzando la testa del bambino.

“Io capisco poco di matematica. Lui invece è molto bravo e autonomo. Di solito non lo seguo nei compiti. Sai ultimamente mi manca il tempo” disse l’uomo sospirando.

“Capisco. Non ti preoccupare. Lo faccio volentieri, mi piace occuparmi degli altri”.

Un pomeriggio l’uomo tornò a casa prima del solito. Come entrò nel corridoio sentì degli strani rumori provenire dalla camera da letto. Appena aprì la porta socchiusa vide sua moglie che ripiegava le lenzuola con il suo vicino.

“Buongiorno vicino. Sei tornato prima oggi? Ti stiamo preparando il letto per la notte. Tua moglie è una donna fantastica. Spero che non ti crei imbarazzo vedermi nella tua stanza da letto. In fondo ormai siamo come fratelli” disse il vicino con insolita baldanza.

“Bhe. Che dire…Non me l’aspettavo. Sai qui dentro non entra neanche nostro figlio. Ci teniamo al talamo nuziale”. balbettò l’uomo.

“Suvvia. Sono solo lenzuola. Qualcuno doveva pur farlo al posto tuo!” ridacchiò il vicino in modo arrogante.

L’ultima mattina l’uomo si alzò prima del solito. Si lavò, si vestì con accuratezza e consumò il caffè vicino alla finestra e notò che il suo giardino era pieno di erbacce. Uscendo, passò vicino al fico e vide che era completamente spoglio. Come arrivò al lavoro iniziò a pensare agli ultimi tempi. C’era qualcosa che lo tormentava, un tarlo, una presenza ostile. Ad un certo punto ebbe un’illuminazione, corse a casa e inserì la chiave nella serratura. Sorpresa! La chiave non girava, la serratura era stata cambiata. L’uomo era ormai seduto fuori casa mentre risuonavano chiassose le risate del vicino.

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